La quarantena dovuta al COVID-19 ha letteralmente cambiato le nostre vite nei mesi scorsi; questo virus ci ha messo in ginocchio ed i suoi tragici effetti si sono manifestati solamente sulla salute fisica, ma anche su quella mentale. Infatti, milioni di persone sono state costrette a restare chiuse in casa propria – onde evitare una ingestibile propagazione del pericoloso virus in tutto il Paese. Quella che inizialmente sembrava una situazione difficile ma tutto sommato gestibile si è trasformata, per molte persone, in un incubo, disturbando seriamente la serenità mentale. Uno degli effetti più sgradevoli prende il nome di sindrome da capanna e si manifesta con una immotivata fobia di uscire da casa propria.
Cos’è la sindrome della capanna
La sindrome da capanna – o sindrome del prigioniero – non è un vero e proprio disturbo psichiatrico, ma più che altro una condizione di malessere che si manifesta nei soggetti che restano troppo a lungo segregati dentro quattro mura, comprese quelle domestiche. Incredibilmente, sembra una situazione di disagio giovanile, cioè più propensa a manifestarsi in soggetti di età giovane che in adulti o anziani.
Durante il lockdown di quasi tre mesi, molte persone sono state costrette a spendere la maggior parte del tempo in casa, con poche o nessuna probabilità di uscire e tanti ora faticano anche a guidare l’auto; la socialità azzerata ha contribuito a creare condizioni sfavorevoli per le persone, soprattutto gli individui che già soffrivano di ansia, fobie o ipocondria.
Perché questa sindrome insorge
La sindrome da capanna insorge quando una persona è costretta a restare chiusa in un posto sicuro a lungo, lontano dai pericoli. Durante la pandemia da Coronavirus, milioni di persone si sono sentite al sicuro, protette e lontane da una minaccia pericolosa come un virus.
Anche se molte persone pensano che si tratti di una forma di resistenza al cambiamento attuale, è un errore: è letteralmente uno stato di ansia nei confronti di ciò che c’è aldilà dall’ingresso di casa. Spesso questa paura non è recepita dalla persona in maniera razionale, ovvero non capisce il perché non abbia voglia di uscire di casa: semplicemente, l’individuo sentirà ansia ad uscire e poco piacere a riprendere le attività precedenti al lockdown, per quanto piacevoli.
Gli psicologi descrivono questa condizione con sintomi quali irritazione, nervosismo, demotivazione, insonnia, apatia. Da una parte si vorrebbe tornare alla normalità, dall’altra i soggetti che soffrono di sindrome sono assaliti da ansia, inquietudine, attacchi di panico.
Come reagire alla sindrome e come superarla
La sindrome da capanna non dà effetti irreversibili: uscirne è possibile, solitamente in breve tempo, ma con calma, pazienza e voglia di aiutarsi. Secondo gli psicologi, la psicoterapia cognitivo-comportamentale è la soluzione più adatta a questo tipo di disagio, ma esistono tante strategie parallele che da cui è possibile trarre beneficio.
Innanzitutto, confidarsi con una persona fidata – che si tratti di un parente, di un amico o di un professionista – è certamente un grande primo passo: cercare supporto nel prossimo non è sinonimo di debolezza ma di grande coraggio. Probabilmente tra i nostri conoscenti qualcun altro sta soffrendo di sindrome da capanna, e supportarsi a vicenda è un’ottima strada.
Prendersi cura di sé e del proprio corpo: secondo gli psicologi, durante periodi di isolamento e di quarantena le persone, al contrario di quanto ci si aspetterebbe, tendono a curarsi meno di sé stesse. La grande pressione e lo stordimento dovuto ad una situazione assurda ci sconvolgono; per uscire da questa sindrome, un primo passo è quello di soddisfare la propria voglia di stare bene, rilassandosi prima di andare a letto, mangiando sano e usando il meno possibile strumenti digitali.
Infine, può risultare scontato ma per affrontare questa sindrome è necessario imporsi obiettivi a breve termine, per quanto piccoli e semplici: buttare la spazzatura, fare la spesa, portare a spasso il cane, stare all’aperto. Se i luoghi affollati ci spaventano, l’ideale è uscire con persone fidate in posti freschi e aperti, come parchi e zone verdi.