Circa 5 milioni di italiani soffre di gonartrosi. In questo focus, concentriamo il nostro interesse sulla protesi ginocchio mini invasiva che rappresenta, al momento, la soluzione definitiva all’artrosi del ginocchio invalidante.
Sono 70 mila all’anno le protesi totali di ginocchio impiantate e circa 170 mila le protesi articolari complessive. Per un numero tanto alto di persone che decide di sottoporsi all’intervento chirurgico, almeno la metà (con lo stesso problema da risolvere) non si opera per un motivo o per l’altro, soprattutto per la paura dell’intervento.
Comunque sia, negli ultimi anni, la tecnica mini invasiva (con tutte le sue virtù ed i suoi vantaggi) viene via, via sempre più richiesta ed eseguita rivelandosi la chirurgia d’elezione per risolvere, una volta per tutte, l’artrosi al ginocchio.
La gonartrosi indica una malattia degenerativa ad evoluzione cronica delle articolazioni del ginocchio, strutture che hanno la funzione di collegare o ‘articolare’ tra loro le ossa. L’artrosi colpisce prevalentemente la cartilagine, che riveste e protegge le ossa articolari sopportando il carico del corpo specie durante il movimento di estensione e flessione della gamba. Col passare del tempo, la cartilagine si consuma e si assottiglia sempre più. Non è un tessuto che si rigenera e, a lungo andare, senza la cartilagine tibia e femore entrano in collisione: il ripetuto e dannoso sfregamento delle due ossa provocano una condizione infiammatoria cronica.
L’artrosi, in casi meno frequenti, può colpire anche l’osso subcondrale, legamenti e tendini.
Scopriamo insieme quali sono i vantaggi della chirurgia mini invasiva, perché la protesi con questa tecnica è considerata l’unica soluzione a lungo termine dell’artrosi e le ultime novità.
Protesi ginocchio mini invasiva: quali articolazioni sostituisce
Inizialmente, la gonartrosi può compromettere soltanto uno dei tre compartimenti che costituiscono il ginocchio. Se viene trascurata o non curata adeguatamente, può peggiorare coinvolgendo le restanti aree del ginocchio.
L’incidenza della gonartrosi sui tre compartimenti è variabile.
Interessa:
- Nell’88% dei casi, il compartimento femoro-rotuleo (tra femore e rotula);
- Nel 67% dei casi quello femoro-tibiale mediale (tra femore e tibia, in sede antero-mediale);
- Nel 16% dei casi il compartimento femoro-tibiale laterale (tra femore e tibia, in sede laterale).
In due terzi dei casi di artrosi al ginocchio, la patologia risulta essere bilaterale ovvero coinvolge entrambe le ginocchia.
Gonartrosi: perché, conseguenze
Prima di fare il dovuto confronto tra protesi ginocchio mini invasiva e tradizionale per illustrare i vantaggi della prima, spieghiamo in breve quali sono le cause responsabili della gonartrosi.
La gonartrosi (artrosi del ginocchio) e la coxartrosi (artrosi dell’anca) sono tra le malattie croniche più comuni nella popolazione nonché le cause di disabilità più frequenti nell’anziano.
L’incidenza dell’artrosi al ginocchio aumenta con l’aumentare dell’età (con un picco tra i 70 e i 79 anni) ma può colpire anche soggetti di 50 anni, soprattutto donne, e giovani che praticano sport, un’intensa attività fisica, lavori usuranti.
Le cause possono essere legate a due principali fattori:
- Sistemici, dovuti all’età avanzata (con prevalenza di donne over 55) o a predisposizione genetica;
- Biomeccanici locali conseguenti a lesioni articolari, rotture meniscali, posture errate, sovraccarico, overuse associato ad attività sportive o continue sollecitazioni di tipo lavorativo, sovrappeso, obesità, alterazioni dell’asse della gamba (ginocchio varo, valgo, flesso, recurvatum), storie passate di infortuni, asportazione chirurgica del menisco mediale o laterale (con conseguente rimozione di parte o di tutta la cartilagine che protegge la tibia). La sedentarietà è un fattore di rischio da non trascurare.
I sintomi tipici sono dolori e rigidità articolare, gonfiore, limitazione funzionale, emissione di scricchiolii dal ginocchio, formazione di osteofiti, instabilità, atrofia dei muscoli, zoppia di fuga.
Progressivamente, il dolore può estendersi a tutta l’articolazione, manifestarsi anche di notte, accompagnarsi a frequenti versamenti articolari.
Solo tardivamente, può causare impotenza funzionale, disabilità, invalidità.
Gonartrosi: terapie conservative
Il primo step per verificare sia la presenza sia il livello di gravità dell’artrosi è l’iter diagnostico. Oltre all’esame obiettivo ed alla visita ortopedica comprensiva di test specifici, è necessario sottoporsi agli esami strumentali d’elezione: radiografie, TAC, Risonanza Magnetica Nucleare.
Finché i sintomi sono moderati si possono controllare con diverse terapie conservative:
- applicazione di ghiaccio;
- controllo del peso;
- farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), analgesici;
- utilizzo di stampelle o tutori;
- terapie fisiche strumentali (Tecarterapia, Laserterapia, Magnetoterapia) ed esercizi terapeutici mirati al rinforzo muscolare;
- viscosupplementazione ovvero infiltrazioni intra-articolari con acido ialuronico (sostanza lubrificante che ripristina in parte il normale assetto articolare).
E’ preferibile optare per le infiltrazioni con acido ialuronico piuttosto che per le infiltrazioni cortisoniche. Secondo uno studio pubblicato su Radiology, le infiltrazioni di cortisone possono avere un effetto boomerang provocando una rapida accelerazione della patologia fino al collasso delle articolazioni (riduzione dello spazio articolare, fratture da perdita di cartilagine, complicanze da osteonecrosi, perdita di massa ossea).
In caso di artrosi non grave, può rivelarsi molto utile la Medicina Rigenerativa.
Le soluzioni offerte dalla Medicina Rigenerativa sono Lipogems, PDRN (gel di polinucleotidi) che favorisce una buona funzionalità articolare, nutraceutici orali (combinazione di glucosamina e condroitina solfato) a scopo rigenerativo, infiltrazioni con PRP (fattori di crescita piastrinica ad effetto antinfiammatorio e rigenerativo), cellule staminali prelevate dal midollo osseo oppure cellule mesenchimali prelevate dal tessuto adiposo periombelicale.
I vantaggi della protesi ginocchio mini invasiva
Nei casi più gravi, quando le terapie conservative non funzionano più e la patologia è ormai invalidante (provocando anche deformazioni), è necessario ricorrere all’intervento chirurgico per l’impianto di una protesi ginocchio mini invasiva allo scopo di sostituire l’articolazione usurata con una artificiale.
La chirurgia mini invasiva rispetta il corpo, consente di eseguire l’intervento senza distaccare i muscoli dall’osso, permette un recupero molto più rapido grazie all’utilizzo non solo di tecniche d’avanguardia ma di protesi tecnologicamente avanzate. Protesi più piccole, ad ancoraggio biologico, costituite da materiali biocompatibili e molto resistenti come il titanio, in grado di risolvere il problema dell’usura. Non si corre il rischio di rigetto perché i materiali sono inerti.
Innestata tra tibia e femore, sostituisce cartilagine ed osso danneggiati dalla gonartrosi rimossi precedentemente.
La durata della protesi dipende da diversi fattori:
– materiali utilizzati;
– precisione con cui viene progettata, disegnata e personalizzata;
– abilità del chirurgo nel posizionarla durante l’intervento;
– buona densità dell’osso del paziente;
– il rispetto di regole da seguire dopo l’operazione tra cui praticare attività fisiche a basso impatto e controllare il peso.
Tecnica mini invasiva e protocollo Fast Track
I risultati ottimali si raggiungono affidandosi a specialisti, chirurghi esperti di tecnica mini invasiva, abili, precisi, estremamente preparati.
Rispetto alla ‘vecchia’ chirurgia la mini invasiva riduce tutto: dall’incisione al trauma, dalla perdita ematica ai rischi post-operatori, dai tempi di intervento e recupero agli attriti tra le componenti protesiche. Ciò che aumenta è la durata della protesi (20-25 anni, a volte anche 30 anni)
Durante l’operazione vengono ‘salvate’ le parti sane (inclusi i tessuti molli, i legamenti anteriore e posteriore) e risparmiati muscoli, porzioni ossee e cartilagine: vengono divaricati, non sezionati come succede durante l’intervento per l’impianto di una protesi tradizionale.
La tecnica tradizionale prevede l’incisione longitudinale centrata sulla rotula (circa 20 cm) e la sezione del tendine del quadricipite. Con la tecnica mini invasiva, invece, l’incisione viene eseguita in sede pararotulea mediale o divaricando con cura le fibre del vasto mediale. Canale midollare, femore e tibia resteranno inviolati, non verranno aperti. L’intervento ha successo nel 95% dei casi.
Il percorso rapido (Fast Track) reso possibile dalla tecnica mini invasiva dimezza i tempi di degenza (3-5 giorni), di riabilitazione (7-10 giorni) e di recupero (2-4 settimane). Permette, oltretutto, di ridurre la somministrazione di oppiacei.
La ripresa funzionale è precoce: poche ore dopo l’intervento, il paziente verrà fatto alzare e potrà camminare assistito durante la deambulazione. Tutto questo per ridurre il dolore, prevenire complicanze cardiocircolatorie e respiratorie, rimettere in moto la muscolatura.
Nel complesso, la guarigione avverrà nell’arco di 3-6 mesi.
Dermabond: il ‘sigillo’ che non lascia tracce
Grazie all’innovativo sistema Dermabond è possibile non applicare punti di sutura sulla pelle.
Dopo l’intervento per l’impianto della protesi ginocchio mini invasiva, la ferita chirurgica verrà semplicemente coperta da una retina di protezione sigillata con una colla biologica (da rimuovere dopo 20 giorni).
Dermabond è un adesivo topico cutaneo liquido a base di 2-octil-cianoacrilato. Applicato sulle cute, forma una pellicola resistente, elastica e impermeabile che impedisce la penetrazione dei batteri più comuni e principali responsabili delle infezioni: Escherichia Coli, Pseudomonas Aeruginosa, Staphylococcus Aureus, Staphylococcus Epidermidis, Enterococcus Faecium.
Questo sistema consente di ottenere una migliore e più efficace guarigione cutanea. La cicatrice, già di per sé ridotta grazie ad una minore incisione, sarà ancora meno visibile.
Protesi ginocchio mini invasiva totale e monocompartimentale
L’altra rivoluzionaria chance della chirurgia protesica mini invasiva è la possibilità di sostituire un solo compartimento del ginocchio se il danno non coinvolge i restanti due compartimenti.
La protesi totale è necessaria quando tutti e tre i comparti del ginocchio (femoro-tibiale mediale, laterale e femoro-rotuleo) sono compromessi dall’artrosi.
Se, invece, l’obiettivo è sostituire soltanto uno dei tre comparti del ginocchio, il chirurgo potrà innestare una protesi monocompartimentale (parziale) eseguendo un intervento ancora meno invasivo e più rapido.
La protesi ginocchio monocompartimentale presenta ulteriori vantaggi: basso rischio di infezione, trauma e incisione più ridotti, maggiore mobilità, funzionalità cinematica del ginocchio simile a quella naturale del paziente. Può essere convertita con facilità in protesi totale se l’inserto in polietilene si consuma e deve essere sostituito.
In caso di compromissione di due compartimenti del ginocchio, è possibile impiantare due protesi monocompartimentali (o protesi bi-monocompartimentale).
Protesi ginocchio mini invasiva: ultime ricerche e novità
Un nuovo lubrificante artificiale ancora in fase sperimentale imita quello riprodotto naturalmente dal corpo umano (chiamato lubrificina) in riferimento alla superficie cartilaginea. Se la lubrificina viene a mancare, l’articolazione del ginocchio è costretta a lavorare in assenza di questa sorta di cuscinetto fondamentale per i movimenti che impattano sui legamenti: tutto questo provoca il processo infiammatorio e degenerativo dell’artrosi. Il lubrificante artificiale sperimentato è un polimero sintetico: una promessa scientifica della Cornell University che potrebbe essere mantenuta prima di quanto si possa immaginare.
Uno studio condotto da alcuni ricercatori della Duke University, pubblicato su Science Advances, ha scoperto che l’essere umano sarebbe capace di riparare la cartilagine delle articolazioni grazie ad un processo di rigenerazione molto simile a quello delle lucertole.
Un ‘miracolo’ rigenerativo regolato dalle molecole microRNA capaci di riparare i tessuti articolari a seconda della loro localizzazione così come la coda perduta della lucertola riesce a ricrescere.
I ricercatori hanno scoperto l’età della cartilagine che si basa sul tasso di turnover delle proteine in essa contenute. Le proteine più vecchie presentano parecchi cambiamenti negli amminoacidi, quelle più giovani pochi o nessuno. Inoltre, l’età di queste proteine (specie del collagene) varia in base alla localizzazione della cartilagine. E’ più giovane alle caviglie, di mezza età nel ginocchio e vecchia all’interno dell’anca. Non a caso i danni articolari alle ginocchia o alle anche si riparano più lentamente, mentre le lesioni della caviglia guariscono più velocemente. Questa scoperta potrebbe gettare le basi per nuove strategie terapeutiche in grado di riparare tessuti articolari o interi arti danneggiati.
L’artrosi, in particolare del ginocchio e dell’anca, è associata a maggiori rischi per il cuore. L’ha evidenziato uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Lund (Svezia) e pubblicato su Osteoarthritis and Cartilage, rivista dell’OsteoArthritis Research Society International. Il fattore che collega artrosi e malattie cardiovascolari è il sovrappeso. Ecco perché il medico raccomanda al paziente un calo di peso ed un’adeguata attività fisica.
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a cura del dott Michele Massaro
Specialista in ortopedia e traumatologia
Responsabile Unità Funzionale di Chirurgia Protesica Mini Invasiva – Humanitas San Pio x – Milano
Responsabile unità funzionale Chirurgia Protesica Ortopedica – Humanitas Castelli -Bergamo