Il trattamento dell’ipercolesterolemia può garantire risultati apprezzabili se contempla il ricorso a prodotti nutraceutici. Fino a pochi anni fa, non erano molti gli interventi a cui si poteva far riferimento per il controllo della colesterolemia LDL (quella del cosiddetto colesterolo cattivo, per intenderci): si puntava da un lato sulla correzione del regime alimentare del soggetto e dall’altro lato sui farmaci etici, e in particolare le statine.
Da qualche tempo in qua, la situazione è parzialmente mutata, e sono state introdotte novità importanti, grazie a diversi principi attivi che dal punto di vista normativo vengono classificati come integratori ma che sono noti con il nome di nutraceutici. La loro azione può essere amplificata dal consumo di alimenti caratterizzati da funzionalità specifiche, sempre più diffusi nel nostro Paese.
Che cosa sono i nutraceutici
In virtù della loro classificazione normativa, i nutraceutici possono essere acquistati – e dunque assunti – senza che vi sia bisogno di prescrizione medica o di qualunque altro tipo di indicazione da parte di uno specialista. Questa è la ragione per la quale le persone, nella maggior parte dei casi, scelgono quali nutraceutici assumere in maniera autonoma: una sorta di fai da te, quindi, che però non sempre viene eseguito in maniera corretta.
Ecco perché sarebbe auspicabile che i medici si attivassero per orientare in qualche modo il consumo di tali principi attivi facendo riferimento alle evidenze scientifiche ormai consolidate.
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Il ruolo degli operatori della salute
Tutti gli operatori della salute, e i medici in particolare, dovrebbero approfondire la conoscenza di tali principi attivi. Negli integratori ci sono sostanze che svolgono un’azione di controllo del livello di colesterolo nel sangue: si possono citare, fra quelli in vendita in Italia, il beta-glucano, la berberina, il riso rosso fermentato e i fitosteroli. Se sei interessato a saperne di più o a conoscere i prodotti di un marchio leader nel settore, clicca qui.
Che cosa sono i fitosteroli
Conosciuti anche con il nome di steroli vegetali, i fitosteroli hanno una struttura che, dal punto di vista chimico, ricorda da vicino quella del colesterolo; la sola differenza è rappresentata dalla catena laterale legata all’anello ciclopentanico.
Senza entrare in dettagli troppo tecnici, è comunque utile sapere che i fitosteroli si ritrovano in tutti gli alimenti vegetali, seppur in quantità differenti a seconda dei casi, mentre non sono presenti nei cibi di origine animale. I fitosteroli che vengono assunti con gli alimenti vegetali di cui ci nutriamo hanno l’effetto di inibire a livello intestinale l’assorbimento del colesterolo, in quanto prendono il suo posto nella sintesi delle micelle miste.
Il riso rosso fermentato
Anche i nutraceutici a base di riso rosso fermentato sono utili per contrastare l’ipercolesterolemia. Essi costituiscono il derivato dell’attività di fermentazione del riso svolta da alcuni funghi; il colore rosso deriva dai pigmenti che vengono prodotti. I funghi che fermentano il riso favoriscono la formazione di molecole che inibiscono la sintesi del colesterolo a livello epatico. Un esempio è offerto dalla monacolina K.
Nel riso rosso ci sono, comunque, anche altre monacoline: la M, la L, la J e la X. Ognuna di esse contribuisce all’attività di inibizione di sintesi del colesterolo, anche se in misura inferiore rispetto a quanto fatto dalla monacolina K. La biodisponibilità delle monacoline che si trovano nell’estratto di riso rosso fermentato è molto più elevata di quella del farmaco di sintesi: in altre parole, esse vengono assorbite dal nostro organismo con più facilità, e di conseguenza garantiscono una maggiore efficace nell’abbassare il colesterolo LDL.
La fibra alimentare
Nel controllo del livello di colesterolo LDL nel sangue si possono impiegare anche i nutraceutici derivati da fibra alimentare: sono quei carboidrati complessi che gli enzimi amidolitici del nostro organismo non riescono a digerire e che, di conseguenza, arrivano al piccolo intestino pressoché intatti. Al momento non è ancora ben chiaro quale sia il meccanismo di azione grazie a cui la fibra è in grado di ridurre il colesterolo, ma si può pensare che c’entri l’escrezione fecale.
In ogni caso gli effetti sono più rilevanti per la fibra solubile, la quale si trasforma in un gel, dopo aver assorbito acqua nell’intestino, imprigionando i grassi alimentari e il colesterolo.
Il beta-glucano
Il beta-glucano, a sua volta, si è dimostrato efficace nel contrastare l’aumento del colesterolo LDL. Si tratta di una fibra solubile che si trova in diversi funghi e, in quantità modeste, nei cerali. Il beta-glucano viene utilizzato come ingrediente di alimenti fortificati o come integratore; esso ha anche altri effetti degni di nota dal punto di vista del metabolismo, dato che influenza in senso positivo la glicemia, oltre ad esercitare un effetto prebiotico con effetti favorevoli sul microbiota intestinale. Il chitosano sembra avere effetti simili a quelli del beta-glucano, e lo stesso dicasi per il glucomannano e per le pectine.
Che cosa prevede la normativa
Gli esperti del settore mettono in evidenza una certa mancanza di coerenza della normativa che disciplina le indicazioni a proposito degli effetti benefici offerti dagli integratori per il controllo del livello di colesterolo nel sangue.
È la Commissione Europea che deve autorizzare i claim, il cui utilizzo comunque è vincolato alla presenza di specifiche concentrazioni di principio attivo, da segnalare in etichetta. L’autorizzazione di un claim non viene concessa a cuor leggero: è subordinata, invece, alla presentazione di studi che dimostrino o un effetto benefico in relazione all’ottimizzazione di una determinata funzione fisiologica o la capacità di attenuare uno specifico fattore di rischio.