Il Sogno: una finestra sul COVID

Il Sogno: una finestra sul COVID

A cura della Dott.ssa Floriana De Michele, Psicologa Psicoterapeuta , Via Verdi 1, Avezzano

La vita onirica ha rappresentato, fin dalla notte dei tempi, una musa ispiratrice alla portata di tutti: dal povero all’artista, dal filosofo all’uomo di scienza. Il sogno non è altro che una rivelazione con carattere divino o demoniaco fino ad Aristotele che, finalmente, assegna al sogno la connotazione di specchio dell’attività mentale dell’uomo durante il sonno. Esso non deriva chissà da quale forza soprannaturale, ma può essere studiato, decifrato e compreso. E’ Sigmund Freud che, nel 1900, rende giustizia allo studio scientifico del sogno e pubblica “L’interpretazione dei sogni”, sottolineando la profonda relazione tra sogni e veglia. Il padre della psicoanalisi  descrive i sogni come il mezzo attraverso il quale i desideri dell’Es riescono a trovare una realizzazione (seppur allucinatoria) e rappresentano dunque :“la via regia all’inconscio” (Freud, 1889).

SOGNO E TRAUMA

S.Ferenczi, allievo di Freud,  ipotizzò, quasi un secolo fa, che il sogno fosse legato al concetto di trauma, definendolo come un tentativo di dare una soluzione psichica a un evento traumatico.  Un legame, quello tra trauma e sogno, la cui origine coincide con la nascita di questi due termini. In greco trauma, τραῦμα, significa “ferita”; in tedesco, traum, è sogno. Se il trauma crea una ferita, il \sottolineano l’aspetto ripartivo del sogno. Kohut, ad esempio, nell’ambito della Psicologia del Sé, ipotizza che quando la personalità è minacciata da uno stato di frammentazione o di dissoluzione, la funzione del sogno è quella di ripristinare l’equilibrio del Sè.  Un’ attività di “autoriparazione” che emerge con forza e chiarezza anche nel lavoro di Kalsched: “Il mondo interiore del trauma”. Secondo l’autore i sogni aiutano il processo di guarigione  interna attraverso la simbolizzazione di affetti e frammenti dell’esperienza individuale che erano stati fino a quel momento irrappresentabili per la coscienza, tenendoli insieme in un’unica storia drammatica.

CORONAVIRUS E SOGNO

Diventa essenziale, soprattutto in periodi di stress come quello che stiamo vivendo, porre attenzione ai nostri sogni, in quanto portatori di messaggi di riparazione e autocura del Sé. L’emergenza del Coronavirus,  infatti, ci ha accumunati da sentimenti di angoscia, di paura e senso di morte. Pertanto i nostri sogni, seppur ancorati a storie di vita individuali e personali, possono muoversi sulla base di questo vissuto comune.

Già durante i primi anni del Nazismo, Charlotte Brandt, giornalista inglese, raccolse i sogni di persone che stavano assistendo con terrore all’ascesa di Hitler per pubblicare, trenta anni dopo,  un libro che descriveva lo stato emotivo di un intero popolo meglio di qualsiasi altro resoconto.

Diversi studi, alcuni dei quali ancora in corso, stanno portando alla luce come il Covid abbia determinato un cambiamento generale nel nostro modo di sognare. Secondo una ricerca del Lyon Neuroscience Research Center, il coronavirus ha decretato un aumento del 35% del ricordo dei sogni tra i partecipanti. Similmente, l’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS) ha messo in luce come i sogni delle persone sotto pandemia condividessero delle caratteristiche in linea con alcuni sintomi del Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS), come la maggior vividezza nel sognare. Dati che confluiscono con l’ipotesi di Patrick McNamara, professore di neurologia presso l’Università di Boston, secondo il quale utilizziamo la fase Rem del sonno e con essa i sogni per gestire emozioni negative, stressanti, soverchianti. In questo modo, la pandemia, a causa degli alti livelli di stress a cui ci ha sottoposto, influirebbe sul maggior ricordo del sogno.

La psicologa, Deirdre Barrett ha creato un blog: “I dream of Covid”, in cui ognuno può inserire i sogni fatti nel periodo pandemico. Quest’ultimi, rappresentati graficamente attraverso un disegno che ne sintetizza l’oggetto principale, verranno classificati, secondo provenienza e argomento, e diverranno oggetto di uno studio finalizzato a comprendere come l’inconscio, con le sue manifestazioni, reagisce di fronte ad eventi potenzialmente traumatici. La dottoressa americana  lavora sulla ri-scrittura dell’incubo.  Una tecnica, quest’ultima, che vede il sognatore alla prese con la ricerca di un nuovo finale per il proprio sogno.

Per approfondimenti vedi anche

https://www.nationalgeographic.it/scienza/2020/04/coronavirus-come-lisolamento-e-la-paura-stanno-influenzando-i-nostri-sogni

https://www.irib.cnr.it/project/il-benessere-del-sonno-al-tempo-del-coronavirus/https://www.adrianostefani.it/articolo-psicologia.php?id_art=47