Il disagio giovanile consiste in una situazione (più o meno grave) che moltissimi ragazzi e ragazze sperimentano durante l’adolescenza. Crescere comporta dei cambiamenti, fisici e psicologici, che possono essere davvero molto drastici e spesso comporta anche una fase di mezzo fra l’infanzia e l’età adulta che può creare crisi negli adolescenti. Non a caso questa fase della vita è considerata una delle più problematiche (e forse la più problematica in assoluto) quando si abbandona l’infanzia per avvicinarsi al mondo dei grandi.
L’adolescenza è, quindi, periodo di cambiamento, transizione, passaggio dall’età infantile a quella adulta, età di sperimentazione, spesso anche di disagio giovanile più o meno acuto. La delicata fase di cambiamento alla quale i ragazzi vanno incontro nel corso dell’adolescenza è spesso foriera di quello che viene chiamato, genericamente, disagio giovanile e che comunque è sicuramente fisiologico. Questa epoca di transizione e di cambiamento comporta sempre o quasi un disagio, un riassestamento rispetto a sè ed al mondo, e anche sofferenza per l’adolescente. Ma serve anche per maturare, cambiare, scoprisi, affacciandosi così all’età adulta in maniera serena, consapevole e senza traumi.
L’adolescente cambia: fisicamente, ma anche nel rapporto col mondo, con la famiglia, con la scuola, le responsabilità, i doveri e le emozioni. Può capitare che in questa delicata fase intervenga un disagio, spesso noto come disagio giovanile, che può essere più o meno acuto e che in qualche caso può anche sfociare in comportamenti pericolosi (consumo di alcol, droghe, comportamenti spericolati).
I cambiamenti dell’adolescenza possono comportare problemi all’autocontrollo, alla percezione di sè: ovviamente la stragrande maggioranza degli adolescenti è in grado di vivere e controllarsi senza mettersi a rischio ma in alcuni individui il disagio giovanile può accentuarsi e si possono verificare dei cambiamenti anche drastici che spesso preoccupano la famiglia.
Il disagio giovanile: come si presenta
Il disagio giovanile si può presentare in tante forme diverse. Non è raro che i comportamenti adolescenziali possano essere abbastanza aggressivi, violenti, e quindi spaventare i genitori.
Spesso il disagio giovanile si esprime attraverso il disagio rispetto al corpo (il giovane non si piace), conflitto con le regole, la famiglia, i genitori soprattutto, ma anche la scuola. Si possono verificare casi di disfunzioni nel rapporto col cibo, ansia, rabbia, aggressività, conflittualità col mondo esterno fino ad arrivare a comportamenti autolesionisti e pericolosi, comportamenti che possono spaventare e non poco chi li circonda.
Quando intervenire con il disagio giovanile?
Ma quando bisogna intervenire per combattere il disagio giovanile? Quando, insomma, si esce dal semplice disagio giovanile tipico dell’adolescenza e si assiste ad un vero e proprio messaggio di richiesta di aiuto?
Se dietro alla difficoltà dell’adolescenza si cela un disagio più profondo, è possibile scoprirlo laddove alla maggiore scontrosità o al cambio di carattere si accompagnano anche comportamenti come il ritiro sociale, comportamenti antisociali, consumo di droga e alcol, autolesionismo, disturbo del comportamento alimentare. Quei comportamenti che escono dal semplice disagio giovanile e che comportano una limitazione dell’agire, dell’aprirsi alla vita, della capacità di reagire alle difficoltà del mondo, sono sicuramente spie di un disagio più intenso e più profondo che richiede l’apertura di un canale di comunicazione, se necessario anche con esperti. Il giovane potrebbe celare dietro aggressività, o anche passività, una grande fragilità, un ritirarsi dalle sfide del mondo e della vita, una crisi molto grande e potrebbe aver bisogno del supporto degli adulti e degli esperti per riuscire ad uscirne al meglio.
Non bisogna quindi mai sottovalutare le spie del disagio giovanile se si traducono in un comportamento effettivamente anti sociale, troppo conflittuale o addirittura se si esprimono con comportamenti violenti e autolesionisti.