Psicomotricità e Neuropsicomotricità: un investimento per il futuro dei nostri bambini

Psicomotricità e Neuropsicomotricità: un investimento per il futuro dei nostri bambini

L’infanzia è un periodo cruciale per lo sviluppo del bambino, un momento in cui si gettano le basi per la sua crescita futura e in questo delicato percorso, il corpo e la mente sono strettamente interconnessi e si influenzano reciprocamente.
È proprio su questa interazione che si concentrano la psicomotricità e la neuropsicomotricità, due discipline che offrono strumenti preziosi per favorire un sano sviluppo del bambino a 360 gradi.

Ma cosa si intende esattamente per psicomotricità e neuropsicomotricità? La psicomotricità è una disciplina che studia l’unità psiche-corpo e le sue manifestazioni nel movimento. Attraverso il gioco, l’esplorazione dello spazio e l’interazione con gli altri, il bambino sviluppa la sua consapevolezza corporea, la coordinazione motoria, le capacità percettive e le abilità sociali.

La neuropsicomotricità, invece, si focalizza sul rapporto tra il sistema nervoso centrale e il movimento, e si occupa di intervenire in presenza di disturbi o ritardi nello sviluppo neurologico.

Perché la psicomotricità e la neuropsicomotricità sono importanti?

Attraverso attività motorie e giochi specifici, la psicomotricità e la neuropsicomotricità aiutano il bambino a sviluppare l’autonomia quindi ad acquisire maggiore sicurezza nei propri movimenti e nelle proprie capacità; ma anche a migliorare la coordinazione, affinare il controllo del proprio corpo nello spazio.

Attività motorie e giochi specifici che aiutano i più piccoli a favorire l’integrazione sensoriale, avvengono molto bene in un’aula di psicomotricità: aiutano ad elaborare in modo efficace gli stimoli provenienti dall’ambiente e a stimolare le funzioni cognitive: potenziare l’attenzione, la memoria, il linguaggio e il pensiero logico; infine anche a promuovere le relazioni sociali, in quanto aiuta ad interagire con gli altri in modo più efficace e, di conseguenza, a sviluppare competenze comunicative.

Psicomotricità e neuropsicomotricità a scuola

L’introduzione di attività psicomotorie e neuropsicomotorie all’interno del percorso scolastico rappresenta un investimento importante per la crescita dei bambini.

Immaginate un’aula dove i bambini, ciascuno con il proprio ritmo e le proprie peculiarità, possano apprendere in modo sereno e coinvolgente: questo è ciò che la psicomotricità e la neuropsicomotricità possono offrire alle nostre scuole.

Attraverso attività mirate, i bambini imparano a concentrarsi meglio, a memorizzare le informazioni in modo più efficace e a organizzare il proprio lavoro. Questo si traduce in un miglioramento delle performance scolastiche e in una maggiore autonomia.
Ma i benefici non si limitano all’apprendimento: questi interventi nella scuola creano un ambiente inclusivo, dove ogni bambino, anche quelli con bisogni speciali, si sente accolto e valorizzato.
Le attività psicomotorie, infatti, favoriscono l’interazione sociale, la collaborazione e l’empatia, contribuendo a costruire relazioni positive tra i compagni. Inoltre, muovendosi e giocando, i bambini scaricano le tensioni e riducono lo stress, favorendo un benessere psicologico generale.
Un bambino sereno e rilassato è più predisposto ad apprendere e a relazionarsi con gli altri.

Autismo e neuropsicomotricità

Secondo Baron-Cohen dal libro “Neurodiversità” (2011), “l’autismo è una condizione neurologica che si manifesta in modo diverso in ogni individuo”.
L’autismo è infatti un disturbo dello sviluppo neurologico che si manifesta in modo molto variabile da persona a persona: ci sono persone con autismo che hanno difficoltà molto significative nella comunicazione e nell’interazione sociale, mentre altre hanno difficoltà meno evidenti ma che possono comunque impattare sulla loro vita quotidiana.
L’autismo non è una malattia, ma una condizione che si colloca su un continuum, da forme più severe a forme più lievi: l’autismo lieve è una condizione caratterizzata da difficoltà nella comunicazione, nell’interazione sociale e nella flessibilità comportamentale.
Mentre il termine autismo ad alto funzionamento è stato utilizzato in passato per descrivere persone con diagnosi di disturbo dello spettro autistico (DSA) che presentavano un quoziente intellettivo nella norma o superiore alla media e che, a prima vista, sembravano funzionare bene nella vita quotidiana.

In goni caso, la neuropsicomotricità può essere un valido supporto per i bambini con autismo, aiutandoli a migliorare le loro abilità motorie, a sviluppare una maggiore consapevolezza del proprio corpo e a facilitare l’interazione con gli altri.

Attraverso attività specifiche, il terapista neuropsicomotricista può aiutare il bambino a migliorare la coordinazione, con esercizi di imitazione e di sequenziamento motorio ad esempio; ma anche a sviluppare la praxia, ossia la capacità di pianificare e eseguire movimenti intenzionali;

Il terapista aiuterà il bambino o la bambina a favorire l’integrazione sensoriale attraverso attività che stimolano i diversi sensi e a migliorare le abilità sociali con giochi di ruolo e attività di gruppo.

Terapie complementari: un supporto aggiuntivo

Oltre alla neuropsicomotricità, altre terapie complementari possono essere utili per supportare i bambini con difficoltà, come la musicoterapia, di cui oggi se ne sente parlare molto, e significa che attraverso la musica, il bambino può esprimere le proprie emozioni, migliorare le capacità comunicative e sviluppare la coordinazione motoria.

Molti studi confermano come l’ippoterapia, il contatto con il cavallo, favorisce lo sviluppo dell’equilibrio, della postura e della coordinazione, oltre a promuovere la relazione con l’altro e, più in generale, la pet therapy, ovvero l’interazione con gli animali da compagnia, come abbia effetti benefici sul benessere emotivo del bambino, riducendo l’ansia e lo stress.

Anche la sandplay therapy è un valido contributo: attraverso il gioco con la sabbia, il bambino può esprimere le proprie emozioni e conflitti interiori, favorendo un processo di crescita personale.

Fonti e Note bibliografiche

  • DSM-5 Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali: il riferimento internazionale per la diagnosi dei disturbi mentali, incluso il Disturbo dello Spetto Autistico (DSA).
  • ICD-11 La Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-11): un sistema di classificazione delle malattie, utilizzato a livello internazionale, che include anche il DSA. ICD-11 per le statistiche di mortalità e morbilità (who.int)
  • Associazione Italiana per i Disturbi dello Spettro Autistico (AID): Associazione Italiana Dislessia | AID Associazione Italiana Dislessia (aiditalia.org)
  • Autism Speaks: Supporto, risorse e difesa dell’autismo | L’autismo parla (autismspeaks.org)
  • Baron-Cohen, S. (2011). Neurodiversità. Mondadori.
  • IFRA – Istituto per la Formazione e la Ricerca Applicata Nuove note illustrative sulla pratica ps – IFRA
  • La Storia della Pratica Psicomotoria: https://www.neuropsicomotricista.it/

Disclaimer: Non prendete decisioni sulla salute basandovi su informazioni non verificate online, rivolgetevi al vostro medico per un parere corretto.